sabato 25 agosto 2012

Il gioco simbolico al nido

Sinteticamente questi sono i cinque livelli attraverso i quali si sviluppa il gioco simbolico:
1° livello: si tratta di schemi pre-simbolici, gli oggetti vengono utilizzati in modo appropriato, ma fuori dal contesto normale.
 2° livello: schemi autosimbolici, l'atteggiamento del bambino nei confronti della realtà è già modificato, esiste differenziazione letterale tra ciò che è per finta e ciò che è la realtà.
3° livello: gioco simbolico decentrato, nella forma più avanzata gli oggetti diventano attivi insieme ai bambini
4° livello: gioco simbolico combinatorio, avviene il riconoscimento delle diverse componenti che costituiscono una sequenza di azioni
5° livello: gioco simbolico gerarchico, alla fine del secondo anno di vita, l'attività di finzione è regolata da un processo mentale autonomo.
Il gioco simbolico al Nido ha però caratteristiche diverse rispetto a quello che, con molta ricchezza verbale e creativa, i bambini dai tre ai sei anni mettono "in scena" alla Scuola dell'Infanzia. Mentre alla scuola dell'infanzia il gioco simbolico è ricco di situazioni fantastiche, di forti interazioni fra pari e di immedesimazioni in personaggi vari, al Nido è fortemente connotato dall'imitazione della vita familiare, dall'esecuzione spesso individuale o a "gioco parallelo", dalla facilità di conflitto sugli oggetti, dalla labilità delle interazioni fra coetanei. Quello che si svolge al Nido è un gioco simbolico ancora in germe, delicatissimo e come tale facilmente manipolabile in senso distruttivo dagli interventi errati dell'adulto. A volte, sulla falsariga del gioco simbolico tipico dell'età successiva, si propongono al Nido spazi e materiali inadeguati quando non si pretende addirittura un utilizzo "corretto" delle attrezzature o la realizzazione di drammatizzazioni "spontanee" del tutto assurde. 
Spesso si tende a considerare simbolici soltanto i giochi nella "casetta delle bambole" o quelli di travestimento o con i burattini, trascurando il fatto che il bambino riveste di significati simbolici molte altre attività come quelle di movimento, di costruzione, di espressione grafica, ecc. Nell'attività grafica, per esempio, il bambino piccolo dà spesso un significato simbolico non tanto al segno già tracciato ma all'esecuzione stessa dello scarabocchio : il pastello che corre sul foglio accompagnato da un sonoro "brum...brum..." altro non è che un'auto in corsa che lascia una scia dietro di sé! Favorire il gioco simbolico consiste quindi nell'offrire molti materiali di uso comune o facilmente trasformabili e non eccessivamente caratterizzati.

venerdì 24 agosto 2012

Il gioco del "far finta"

 Tra la fine del primo anno di vita e l'inizio del secondo i comportamenti del bambino si modificano profondamente: con lo sviluppo del linguaggio egli può più facilmente prendere iniziative nella realtà sociale che comincia ad essere imitata, organizzata e raccontata attraverso il gioco simbolico o di finzione. Le azioni del "far finta" sono simulazioni delle attività di routine quotidiana attraverso le quali i bambini sviluppano le competenze sociali, l'abilità di formare e usare simboli, la capacità di elaborare temi narrativi: così il bambino finge di bere, dà il biberon alla bambola, la mette al letto, parla al telefono, prepara da mangiare. 
Con il progredire dell'attività di simbolizzazione anche le forme del gioco simbolico cambiano. Nei primi atti di finzione il bambino ha un ruolo attivo e i partner, reali o immaginari che siano, ne hanno uno passivo: a poco a poco anche la bambola viene fatta "recitare", parla, mangia da sola, cammina. In breve tempo aumentano le capacità di operare trasformazioni simboliche e diminuisce pertanto la necessità di oggetti realistici perché qualsiasi cosa può assumere diverse funzioni e può essere utilizzata in molti modi. Le azioni non saranno più episodiche ma verranno organizzate in sequenze coerenti e sarà possibile rintracciare un tema di gioco espresso linguisticamente.
   

A partire dal terzo anno di vita, i bambini sono capaci di decidere autonomamente la situazione di gioco, senza il supporto degli adulti, e di strutturarla come se fosse un vero e proprio copione: questo avviene anche tra coetanei, pur essendo ancora prematuro il livello di interazione reciproca. In questo periodo i cambiamenti più rilevanti si notano proprio nel gioco simbolico tra pari: le azioni del "far finta" si situano all'interno di un copione condiviso, i ruoli diventano complementari, le trame sono oggetto di negoziazione e i bambini sono in grado di sostenere sequenze di gioco lunghe e complesse. 


giovedì 23 agosto 2012

Lo sviluppo mentale secondo Piaget

Jean Piaget
Il pensiero di J.Piaget rimane un punto fermo per la comprensione dello sviluppo mentale del bambino, argomento a cui l’Autore ha dedicato decenni di ricerca. Il pensiero del bambino, presenta modalità e processi profondamente diversi da quelli dell’adulto che si sviluppano nel tempo, seguendo tappe abbastanza costanti, per giungere alla complessità del pensiero operatorio  formale.Il bambino fin dalla nascita, è fondamentalmente un “esploratore”, un soggetto attivo di ricerca che si rapporta con l’ambiente sulla base di due processi: l’assimilazione e l’accomodamento. 
L’assimilazione è il processo mediante il quale le nuove esperienze e le nuove informazioni 
vengono assorbite e poi elaborate in modo da adattarsi alle strutture già esistenti.  
L’accomodamento è il processo fondamentale che comporta la modificazione delle idee o delle strategie, a seguito delle nuove esperienze. Nei suoi studi sull'età evolutiva Piaget notò che vi erano momenti dello sviluppo nei quali prevaleva l'assimilazione, momenti nei quali prevaleva l'accomodamento e momenti di relativo equilibrio. Ancor più, individuò delle differenze sostanziali nel modo con il quale, nelle sue diverse età, l'individuo si accosta alla realtà esterna e ai problemi di adattamento che essa pone. Sviluppò così una distinzione degli stadi dello sviluppo cognitivo individuando 4 periodi fondamentali dello stesso, comuni a tutti gli individui e che si susseguono sempre nello stesso ordine:
  •  Stadio senso-motorio (0-2 anni) 
  •  Stadio pre-operatorio (2-6 anni)                   
  •  Stadio operatorio concreto (6-12 anni)    
  •  Stadio operatorio formale (da 12 anni in poi)
Gli stadi che ci interessano maggiormente, per la fascia d'eta dei bambini, sono i primi due. Attraverso una breve presentazione di questi, possiamo capire meglio quali processi mentali caratterizzano il bambino durante il gioco euristico (senso-motorio) o simbolico.  
Stadio senso motorio
Dalla nascita ai 2 anni circa. Come suggerisce il nome, il bambino utilizza i sensi e le abilità motorie per esplorare e relazionarsi con ciò che lo circonda, evolvendo gradualmente dal sottostadio dei meri riflessi e dell'egocentrismo radicale (l'ambiente esterno e il proprio corpo non sono compresi come entità diverse) a quello dell'inizio della rappresentazione dell'oggetto e della simbolizzazione, passando attraverso periodi intermedi di utilizzazione di schemi di azione via via più complessi.
Stadio pre-operatorio
Dai 2 ai 6-7 anni. In questo stadio il bambino è in grado di usare i simboli, di fondamentale importanza è lo sviluppo del linguaggio. Un esempio è il gioco creativo nel quale il bimbo usa, per esempio, una scatola per rappresentare un tavolo, dei pezzetti di carta per rappresentare i piatti ecc. Il gioco in questo stadio è appunto caratterizzato dalla decontestualizzazione (il coinvolgimento di altre persone o simulacri), dalla sostituzione di oggetti per rappresentarne altri e dalla crescente integrazione simbolica. Anche l'imitazione differita rivela la capacità di usare i simboli, come pure il linguaggio verbale usato per riferirsi a esperienze passate, anticipazioni sul futuro o persone e oggetti non presenti sul momento.



mercoledì 22 agosto 2012

Una prima definizione di gioco simbolico


Il gioco simbolico rappresenta lo stadio successivo al gioco senso-motorio, appare attorno ai 12/15 mesi di vita e si sviluppa in tutta la prima infanzia, fino ai 6 anni. E’ molto importante conoscere questa particolare fase del bambino perchè è necessaria una buona stimolazione da parte dell'adulto.            

Il bambino avendo raggiunto un buon livello di sviluppo del linguaggio, può più facilmente prendere iniziative nella realtà sociale che comincia ad essere imitata, organizzata e raccontata attraverso il gioco simbolico o di finzione. Le azioni del "far finta" sono simulazioni delle attività di routine quotidiana attraverso le quali i bambini sviluppano le competenze sociali, l'abilità di formare e usare simboli, la capacità di elaborare temi narrativi: così il bambino finge di bere, dà il biberon alla bambola, la mette al letto, parla al telefono, prepara da mangiare
L’incontro con gli oggetti materiali da parte del bambino avviene, per ritrovare qualcosa della realtà esterna.  Il piacere del gioco, fino a 12/18 mesi, è prevalentemente legato alle esperienze sensoriali e motorie che il bambino stesso può provocare. Si parla infatti di “gioco sensomotorio”.
Attraverso il gioco simbolico, invece, i bambini si avvicinano al mondo degli adulti, provano a capirne i rapporti che ne regolano il funzionamento, seguendo naturalmente il proprio modo di interpretare le cose.Con il progredire dell'attività di simbolizzazione anche le forme del gioco simbolico cambiano.

domenica 19 agosto 2012

Come funziona questo gioco?

Per questa attività vengono utilizzati materiali di recupero.
Gli oggetti più comunemente utilizzati nel gioco euristico sono:
 



pezzetti di stoffe differenti o nastri (pizzo, velluto, pelle)

bottoni differenti per forma e colore (quelli dei cappotti sono 
perfetti perchè sono più grandi)
tappi (di sughero, a corona, di barattoli vari)
mollette
scatoline di vari materiali e dimensioni
oggetti che fanno rumori differenti (campanelli, fischietti, scatoline piene di cose che fanno rumore e chiuse ermeticamente),
conchiglie
sassi
saponette di diverso colore e profumo (alle femmine piacciono tantissimo i campioncini di crema ...).
L’educatrice assume un ruolo marginale ponendosi in atteggiamento di osservazione, attenta a cogliere i messaggi dei bambini che possono trascorrere anche molto tempo concentrati.  L’interesse e la concentrazione del bambino aumentano gradualmente scoprendo l’uso e la funzione dell’oggetto in modo creativo. In questa fase, il gioco che i bambini preferiscono è quello di infilare, svuotare, lanciare, battere gli oggetti tra loro, portarli alla bocca, toccare, infilare, produrre suoni e rumori, mettere in fila, rovesciare, travasare. Proponendo questo gioco in modo costante sicuramente si migliorerà la concentrazione del bambino, ci sarà sempre più coinvolgimento oculo-motorio, si svilupperanno le capacità sensoriali-percettive (caldo-freddo), uditivo (vari rumori), la nascita dei primi concetti logici (dentro-fuori, aperto-chiuso).
Per far si che il bambino possa esprimere al meglio la sua creatività, fantasia e, soprattutto le proprie emozioni, è consigliabile proporlo in uno spazio delimitato e sgombro da altri giochi o distrazione, in modo che i bambini a cui è proposto l’attività possano muoversi liberamente in un clima di serenità e tranquillità. 
Quando l’attenzione comincia a calare l’attività si conclude con i bambini che aiutano a sistemare il materiale lasciandolo ordinato per la prossima occasione.E’ adatto a bambini che si muovono in modo autonomo perché possano esplorare in autonomia e può essere facilmente proposto anche a casa.

sabato 18 agosto 2012

Il gioco euristico





Il gioco euristico consiste nell’offrire ad un gruppo di bambini oggetti di diversa natura con i quali possono giocare liberamente senza l’intervento dell’adulto. Questa attività è stata ideata per bambini d’età compresa tra i 12 – 24 mesi. 

E’ una naturale evoluzione del cestino dei tesori proposto dai 6-12 mesi.

In questo periodo è più vivo l’interesse per la scoperta e la sperimentazione degli oggetti, di come si comportano nello spazio a seconda di come sono maneggiati, di come possono essere messi in relazione tra di loro. Sicuramente con questa attività possono essere coinvolti e stimolati adeguatamente anche i bambini d’età maggiore.Il desiderio della scoperta è  particolarmente intenso durante l’infanzia insieme al bisogno di autonomia, di percorrere strade personali e non preconfezionate dagli adulti, di imparare da soli, necessità fondamentale per assicurare nel bambino uno sviluppo completo, che comprenda la gratificazione e la fiducia in se stessi. È quindi chiaro come non esista un unico modo per attuare il gioco euristico. Ciascun bambino ha il proprio. E grande merito del metodo è liberare la creatività, così fertile e straordinaria nei primi anni di vita.

Il gioco euristico è inteso come attività di esplorazione spontanea che il bambino compie su materiale di tipo “non strutturato” “ povero”. Materiale “povero” significa che non fa parte dei giocattoli tradizionali, ma si tratta di semplici oggetti d’uso domestico, comune. 

Tutti i sensi sono coinvolti: l’udito (che rumore fa il materiale che ho in mano?), il tatto (è liscio, ruvido, caldo, freddo?), la vista (in questa posizione cade o rimane in piedi?) e, in misura minore, l’olfatto e il gusto. In più sono stimolate le abilità cognitive: nascono così i primi concetti logici (dentro/fuori, aperto/chiuso, sopra/sotto, pieno/vuoto) e la capacità di concentrazione.

venerdì 17 agosto 2012

Ecco in concreto il Cestino dei tesori


Attraverso questa attività si attua un percorso che vuole sviluppare i sensi e la manipolazione,inoltre si può osservare quale tipo di relazione instaura il bambino con gli oggetti.
           
Destinatari:   bambini dai 6 ai 12 mesi            

Materiali:
 Il cestino deve essere di minino 35cm. di diametro e di 10-12 cm di altezza, fondo piatto,senza manici e abbastanza resistente in modo che il bambino possa appoggiarsi senza che si rovesci. Va riempito fino al bordo con oggetti di uso comune costruiti con materiali naturali(non di plastica) i quali devono stimolare tutti i sensi. Si devono scegliere oggetti in materiali differenti anche come temperatura,peso,suono. Nessuno degli oggetti è di plastica o comprato,sono di uso quotidiano. Lo scopo di questa raccolta è di offrire il massimo interesse attraverso:

- il tatto: consistenza, forma, peso
- l’olfatto: varietà di odori
- il gusto: ambito più limitato, ma possibile
- l’udito: squilli, tintinnii, scoppiettii, scricchiolii
- la vista: colore, forma, lunghezza, lucentezza
- la sensazione del corpo in movimento

Oggetti naturali: conchiglie,grosse castagne,noci,piume,una piccola spugna naturale e un limone.
Oggetti di materiali naturali: palla di lana,piccoli cestini,spazzolino da denti,pennello da barba
Oggetti di legno: sonagli di diversi tipi,nacchere,mollette da bucato,portatovagliolo,mestoli di legno di varia misura,pezzetti di legno
Oggetti di metallo: cucchiaini di varia misura,mazzo di chiavi,piccolo imbuto,fischietto,coperchi di metallo,triangolo musicale,scatoline di latta sigillate contenenti riso,ghiaia,fagioli ecc,mazzo di campanelli
Oggetti in pelle,tessuto,gomma,pelo: borsellino di pelle, palla da golf,piccolo orsacchiotto di stoffa o peluche,sacchettini di tessuto con lavanda,rosmarino,timo,chiodi di garofano
Oggetti di carta/cartone: carta oleata,scatolette di cartone,cilindri di cartone della carta da cucina o interni di rotoli della carta igienica.

Tempi: L'attività dovrà durare 30 min. circa per non annoiare e stancare troppo il bambino. Potrà essere proposta più volte all'anno (es. una volta al mese), modificando e cambiando gli oggetti contenuti nella cesta per continuare a stimolare i sensi del bambino. 
    
Spazio: Questa attività è organizzata in una stanza accogliente, morbida e spaziosa per favorire i movimenti del bambino e priva di altri stimoli e distrazioni. Il bambino dovrà essere comodamente seduto,se necessario si metterà dietro di lui un cuscino che sostenga la schiena.

Ruolo dell’educatore:
L’educatore ha un ruolo puramente osservativo. Interagisce verbalmente solo su richiesta del bambino. Risponde allo sguardo dei bambini e li sostiene nelle loro scoperte attraverso il suo sorriso e la sua presenza. Non deve influenzare i bambini in questo loro gioco, con direttive o consigli. Nell’ osservazione dovrà considerare quanto i bambini riescono a mantenere la concentrazione le loro preferenze dei materiali.
L’educatore si siederà vicino ai bambini per rimanere sempre nel loro campo visivo e per poterli osservare meglio. È preferibile che non si sieda su delle sedie ma sempre su dei materassini per mantenere lo stesso livello dei bambini . Per documentare queste prime scoperte si può avvalersi dell’’ausilio della telecamera e della macchina fotografica.

giovedì 16 agosto 2012

Cos'è il cestino dei tesori?


Il cestino dei tesori

Il cestino dei tesori è una tecnica ludica, sperimentata oltre trent'anni fa da Elinor Goldschmied, una psicopedagogista britannica, rivolta ai bambini di età compresa fra i 6 e i 10 mesi. In questo periodo, infatti, il bambino si mantiene in posizione seduta senza sbilanciarsi; è inoltre in questo periodo che si sviluppa e si affina la prensione manuale che consente di afferrare oggetti di piccole dimensioni. Sarà solo dai 12 mesi che, generalmente, il bambino potrà muoversi velocemente in autonomia anche camminando; in questo senso, essendo ancora limitata la possibilità di raggiungere materialmente i moltissimo oggetti che vede nell'ambiente intorno a sè, un'attività da svolgere seduto risulta efficace per appagare la sua curiosità verso gli oggetti.

E’ attraverso i sensi: tatto, odorato, gusto, udito, vista e un “sesto senso”, definibile come del 
movimento del corpo, che giungono al cervello continue stimolazioni. L’uso del “Cestino dei 
tesori” è uno dei modi per assicurare al bambino una ricca esperienza in una fase in cui il suo 
cervello è predisposto a ricevere, a sviluppare connessioni e a utilizzare le informazioni raccolte.  
Il “Cestino dei tesori” raccoglie una varietà di oggetti, la maggior parte dei quali si può 
trovare nell’ambiente in cui i bambini stessi vivono, ma nessuno dei quali può definirsi un vero e proprio “giocattolo”. 

mercoledì 15 agosto 2012

Una proposta di attività semplice e divertente


Pasta al sale

Ingredienti
Farina 00, sale fino, 
acqua.

Se si vuole avere la pasta colorata si può aggiungere nell'acqua un po' di colore a tempera.

Strumenti necessari
Le dita e le mani sono gli strumenti naturali adatti ad una efficace modellatura.
Anche semplici attrezzi aiutano a modellare la pasta, ma essendo un gioco di manipolazione le dite e le mani sono gli "strumenti" migliori.
Bastano: un mattarello, degli stampini per fare i biscotti, un coltellino con la lama non seghettata, la rotellina per tagliare la pasta a zig zag, degli stuzzicadenti.....
La preparazione
Versa in una terrina la farina e il sale e lentamente aggiungi l'acqua.
Lavora l'impasto con la punta delle dita, dal centro verso i bordi, in modo che assorba tutta l'acqua, se è necessario aggiungi ancora un po' di acqua. Alla fine si otterrà un impasto morbido, denso, che non si appiccica alle mani e non si sgretola. Con l'impasto si forma una palla e ......adesso comincia il divertimento !!!

Si può usare il mattarello per stendere la pasta fino a che non sarà alta circa 1 cm e con l'aiuto delle formine potrai ottenere così stelline, cerchietti, cuoricini......
Oppure si può modellare un serpente, una pizza, un pupazzetto, una macchinina, un gattino.....Qua si da il via all'immaginazione del bambino!!
Una volta finito di modellare la pasta, si mettono i lavoretti su una teglia da forno e si lasciano riposare per un giorno. 
Una volta cotti, falli raffreddare bene e poi colorali con gli acquarelli o la tempera molto diluita.
Far asciugare molto bene il lavoretto e poi ricoprire le "sculture" di pasta al sale con una vernice per tempera.
Il risultato sarà...... un oggetto bellissimo per qualsiasi uso(ciondolo per collana,decorazioni per l'albero di natale..) 

martedì 14 agosto 2012

Giochi di manipolazione e di sperimentazione



Esempio di gioco di  manipolazione:
lavorazione della pasta di sale.
La manipolazione di oggetti, sostanze, materiali o elementi naturali come terra o sabbia, aiuta il bambino a sviluppare la manualità, la conoscenza del mondo che lo circonda e le sue possibili trasformazioni.
L'esplorazione sensoriale e il riconoscimento delle differenze percettive per un bambino è fondamentale, e costituisce il suo bagaglio culturale che lo porterà a diventare adulto.
Nel bambino piccolo ha un ruolo importantissimo l’esplorazione e la sperimentazione delle sensazioni tattili e l’affinamento della manualità fine: la manipolazione di materiali di diversa consistenza è necessaria per familiarizzare con la dimensione spaziale e per imparare a conoscere la propria forza. 

Scopriamo giocando, sempre nuovi materiali, dalla plastilina alla schiuma, dalla pasta di sale alla pasta di pane, dalla creta alla pasta: schiacciamo i materiali, li tagliamo, li spezzettiamo, li uniamo, ne esploriamo odori, consistenza e colore. Veniamo insomma a conoscenza del mondo che ci circonda.
Presuppone la capacità di integrare, via via in modo più evoluto, i movimenti grossolani, i movimenti fini e le funzioni sensoriali. Tutto ciò è importante ai fini della coordinazione occhio-mano e per la localizzazione dei numeri ordinari che consentono di riconoscere la posizione degli oggetti e di valutare le implicazioni spazio-tempo. Questo tipo di gioco, che consente di distinguere e di integrare gli elementi fisici e cognitivi, ha bisogno di un certo numero di oggetti semplici da poter manipolare quali gli oggetti domestici di uso quotidiano e i giocattoli tradizionali. Porta alla grande conquista di indipendenza dall’adulto,autonomia,esplorazione dell’ambiente circostante.

lunedì 13 agosto 2012

Il gioco al nido


Il nido è il luogo di gioco per eccellenza, in esso il bambino cresce e impara. Il gioco al nido si prospetta come una fondamentale occasione di crescita, di sviluppo delle relazioni sociali, delle capacità logiche e linguistiche, dell' avvio dei processi simbolici.

Secondo la classica distinzione di Piaget i giochi, motori - simbolici - di regole, si presentano in questa successione durante la prima e la seconda infanzia. Infatti il gioco sensoriale-motorio-manipolativo caratterizza fortemente l'attività del bambino al Nido mentre il gioco simbolico raggiunge il massimo della sua espressione nella Scuola dell'Infanzia. 

Il gioco  svolge un ruolo centrale, ma è di essenziale importanza il ruolo che svolge l'educatore.
Questo deve valorizzare le inclinazioni del bambino per renderle pedagogicamente fruttuose, quindi l'intervento dell'educatore è necessario per aiutare, accompagnare i bambini nello sviluppo e nel potenziamento delle loro abilità attraverso percorsi di lavoro definiti consapevolmente.

domenica 12 agosto 2012

Un nuovo modo di concepire il gioco

Johan Huizinga
J. Huizinga
L'approccio all'aspetto ludico non è sempre stato lo stesso, è cambiato negli anni, nei decenni se non addirittura nei secoli. Molti studiosi si sono occupati del "gioco", di scoprire il suo vero significato,le caratteristiche,di superare la vecchia concezione di gioco. Un contributo significativo, se non rivoluzionario è stato dato da J. Huizinga, il quale propone un fondamentale tentativo di definizione del gioco come centro propulsore di tutte le attività umane, da cui si sviluppa tutta la cultura nelle sue diverse forme:
[…] la cultura sorge in forma ludica, la cultura è dapprima giocata. Nei giochi e con i giochi la vita sociale si riveste di forme sopra-biologiche che le conferiscono maggior valore. Con quei giochi la collettività esprime la sua interpretazione della vita e del mondo. Dunque ciò non significa che il gioco muta o si converte in cultura, ma piuttosto che la cultura nelle sue fasi originarie, porta il carattere di un gioco. (Huizinga, Homo Ludens, Il Saggiatore, 1972)
Huizinga parte dalla considerazione che il gioco possa far emergere la capacità dell’uomo di abbandonarsi ad “ un altro mondo”, oltrepassando i limiti della mera funzione biologica. Il gioco è considerato a tutti gli effetti un elemento istintuale, che, senza avere alcuna caratteristica di natura di sopravvivenza, si colloca all'interno di una sfera spirituale che rappresenta l'altra grande dimensione necessaria dell'uomo. Secondo Huizinga, il gioco è espressione di un oltrepassamento della mera esistenza fisica, per diventare, nell'uomo, un elemento di ricerca spirituale e culturaleIl gioco viene definito, quindi, in base alle seguenti caratteristiche:
1- È attività libera, cui l’individuo prende parte per propria scelta;
2- Instaura una realtà diversa da quella di tutti i giorni;
3- È attività disinteressata;
4- Si svolge entro precise limitazioni di tempo e di spazio;
5- Segue un codice, delle regole prefissate, cui il giocatore decide di sottostare.
Queste cinque caratteristiche permettono lo sviluppo di alcuni processi che sono essenziali per l'individuo: 
1- Sviluppo dei processi di automìnomia
2- Sviluppo di processi autoregolativi
3- Sviluppo di creatività
4- Sviluppo di capacità di lettura dei contesti
5- Sviluppo di motivazione all'impegno
Huizinga fa del gioco qualcosa di concreto, primario, che molti altri studiosi rivisiteranno. Il suo punto di vista è così uno dei più autorevoli dal momento che le caratteristiche del gioco da lui individuate sono ineludibili per tutti gli studiosi che da lì in poi hanno affrontato il problema della definizione del gioco.



venerdì 3 agosto 2012

Mi presento!!




Ciao a tutti!!prima di tutto mi presento: sono Benedetta, frequento l'ultimo anno di Scienze della Formazione indirizzo Prima Infanzia, frequento per modo di dire perchè sono prossima alla laurea.
Questo blog è dedicato al gioco nei bambini dai 0-3anni, che è la fascia che mi interessa. Spero di riuscire ad affrontare questo vastissimo tema nei migliori dei modi!

Per iniziare diamo la definizione generale di gioco:
si intende una attività volontaria e intrinsecamente motivata, svolta da adulti, bambini a scopo ricreativo. Nella lingua italiana, la parola "gioco" viene anche impiegata in modo più specifico, riferendosi ad attività ricreative di tipo competitivo, caratterizzate da obiettivi e regole rigorosamente definiti.
Ciò che ci interessa è il bambino che gioca. Attraverso  
il gioco il bambino esplora, sperimenta, impara, cresce. Il bambino si esprime, si relaziona con coetanei e adulti, interiorizza esperienze, si esprime creativamente, ma soprattutto attraverso il gioco esprime se stesso.
Concludo questo primo post con una frase di un grande pedagogista:

"I giochi dell'infanzia non sono da riguardarsi come frivolezze, ma come cose di molta importanza e di un profondo significato(...). I giochi dell'infanzia sono, per così dire, il germe di tutta la vita avvenire, perchè l'uomo si svolge e quasi si rispecchia in esse." (F. Froebel 1826)